IL PAESE DEL
VENTO
racconto breve
scritto da
Michele Giunta
dedicato a tutti i figli
ai genitori di questi
figli
a coloro che hanno perso
la speranza
a chi ha fiducia di ritrovare la speranza
e, per concludere, a mia
figlia Francesca,
che spero
condivida con me questo
necessario bisogno di credere che la vita sia l'occasione unica ed
irripetibile per dimostrare che non
siamo qui per caso, ma sta a no,i lungo il percorso che ci è stato
assegnato, capire e individuare il senso della nostra meravigliosa esistenza
I vecchi spesso, soprattutto
durante le ore notturne, senza mezze
misure
lasciavano che il vento spargesse le loro sagge parole velate di antichi misteri attraverso la
piazza esagonale che delimitava le case stancamente addossate l’un l’altra, vagamente barocche e tinteggiate con colori che
sapevano di sole. Il paese era arroccato
saldamente sui monti Sbarruati e da lassù una visuale privilegiata permetteva ai suoi 611 abitanti
di dominare tutta la
Sicilia, era l’unica località della regione dalla quale, per trecentosessanta gradi, si potevano osservare
i tre lati dell’isola circondata dal
mare. Un antico libro, custodito dentro la
sconsacrata Chiesa della Madonna del Meraviglioso Incanto, recita al suo interno che Ulisse vi salì con i suoi
compagni e quando vide il panorama
sottostante che rimase impresso nella sua retina, sbalordito da tanta
meraviglia non poté fare a meno di spalancare gli occhi ed, impietrito come di
fronte ad un capolavoro, disse in perfetto
dialetto siciliano: “Sugnu meravigghiatu .. piddavera 'nta
Grecia posti accussi’‘ni
ssunnamu. Quasi tutte le
case, ad eccezione di quella del
parroco, erano sormontate da tetti spioventi di color
rosso su cui stormi di
uccelli riposavano tra instabili
tegole curve, al ritorno di
una lunga e
proficua migrazione . Nessuno
dei giovani ascoltava le loro sagge parole.
Nessuno credeva a quelle strane leggende
popolari, a quelle vicende che sapevano di stantio, ripescate nei
ricordi assopite nella
memoria, l’unica vera custode
della verità sopravvissuta al
tempo, che esiste da prima
di sempre. Dei tanti
vecchi, l’unico che
catalizzava l’attenzione dei ragazzi era
Ciccio Ragusa novantatre anni
su un fisico corpulento, alto più della porta della sagrestia, dotato di
una voce alquanto possente. “Ascoltate ragazzi, sentite
il vento che sta arrivando, questo sibilo vibrante che vaga indisturbato,
sapete che viene dalle montagne e nasce nelle viscere della terra, è figlio del
fuoco delle Eolie, poi si innalza
vorticosamente verso l’alto e
attraversa tutti gli
angoli del cielo
e schizza impazzito
sino poi a placarsi e lieve
discende verso il
mare portando con sé la potenza dell’energia, il senso della vita perpetua, assieme ad
un messaggio…”
“che
messaggio”? disse Francantonio, un riccioluto bambino
biondo, che completava
la fila degli
ascoltatori seduti sui
freddi ciottoli della
piazza .
“Un messaggio eterno, che si tramanda sin dalla notte dei tempi, da
generazione a generazione ,
composto da parole
chiare e semplici, leggibili anche
dagli analfabeti, sconfinato
nella sua magica essenza da incorniciare
all’interno delle pareti del vostro cuore , che trova
fondamenta in ciò
che noi crediamo
e possiede una forza
misteriosa che nasce dal
bene e dalle
cose giuste a cui
niente può opporsi …… “
“Si ho capito
don Ciccio, ma di
fatto cosa contiene questo messaggio?”
Don Ciccio sorrise, si alzò, prese il suo
bastone e tra lo stupore
di tutti i ragazzini che lo attorniavano, accarezzò la
testa del piccolo
Francantonio e con tono
soffuso ed affettuoso, di come solo un vecchio nonno sa fare, disse:
“ Eh….eh… anch’io tanti e tanti anni, alla tua età,
rivolsi la stessa domanda ad un
vecchio saggio del paese
e lui disse a
me le stesse parole che ora io sto per dire a te: Ascolta figliolo, cerca la
risposta nel lungo percorso della
tua vita, tra i risvolti
del tempo, nei gesti delle
persone giuste che tu riterrai amiche, tra i
sorrisi di chi ti vorrà bene e anche
nel pianto dei sofferenti. Sappila cercare con
tutta la dignità
necessaria senza perdere
mai d’occhio l’orientamento che ti condurrà, se sarai
paziente, alla lettura ed alla
decifrazione del messaggio che a suo tempo
ti sarà svelato e
potrai leggere, ed allora , solo
allora, il tuo spirito sarà appagato e
nulla ti
farà paura. In quel preciso
momento scoprirai il vero
senso della tua
vita e davanti
i tuoi occhi appariranno
colori mai visti, sarà l’unica
opportunità che ti verrà data,
ma la tua saggezza
sarà tale che
riuscirai a coglierla
appieno.”
I ragazzi, estasiati
ed affascinati da quelle parole, pur non
riuscendo a cogliere il senso
e le finalità dell’intero discorso, apparivano sorridenti
e soddisfatti. Sicuramente
qualcosa era riuscito a
giungere nei loro cuori, ognuno di loro aveva recepito, in maniera
diversa, la consistenza di
quelle parole non casuali e, mentre
il gruppetto si congedava
e salutava festosamente Don
Ciccio, il solito Francantonio
rivolto verso il vecchio disse:
“Don Ciccio,
dovrò aspettare molto
prima di leggere questo messaggio?”
Il Ragusa
non poté fare a meno di ridere, di fronte
a tanta ingenuità
e con la sua gigantesca mano
diede un buffetto
sulla guancia del
bambino , al quale disse:
“Su vai
a casa che
e’ tardi e
domani c’è la scuola… e
ricorda di ascoltare sempre il
vento, quando verrà il
momento, lo leggerai da lui.”
La sera giunse
in punta di piedi e in un
attimo prese possesso di tutto il
paese. Mentre le
luci dei vicoli si
accendevano ed il vocìo degli ultimi passanti si spegneva, nel paese del vento, dodici ragazzi
si addormentavano felici
aspettando il sorgere del
sole.
(novembre
2004)
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