La scienza della libromania
Francesco Bacone
domenica 28 novembre 2010
LA FANTASTICA ED INCREDIBILE GUERRA DELLE LETTERE di MICHELE GIUNTA
lunedì 1 novembre 2010
...e pazienza se non avrò successo^^^
Perché non dire che ogni scrittore coltiva questo sogno?
Certo sappiamo, noi scribacchini, che il genio non si racchiude nella nostra penna, ma qualche nostro scritto - fra le miriadi di prove e prove - alla fine viene fuori non tanto male. Che sia una piccola chicca di racconto breve, un dolce romanzo non troppo improbabile, poche parole armoniosamente inserite e prive di "orrori" ortografici, chiunque di noi racchiude alcuni fogli nel cassetto.
Ma perché vergognarcene? Perché credere che il talento si nasconda solo dentro un libro pubblicato? Se nessuno ci pubblica forse è perché non spediamo a nessuno il nostro volumetto (un po' come quelli che non vincono mai al Lotto e che quindi sono contenti di non aver mai giocato), forse non ci interessa poi molto tutto il lavoro che dovremmo fare per affrontarne la pubblicazione, l'editing, la correzione e, anche, la critica. Senza mettere poi in conto che potrebbe essere tutto un fiasco...
Allora così si continua a scrivere. Si continua a farlo senza rischiare troppo. Ci si stringe le spalle e si pensa che, in fondo, i lettori non sono pronti per noi e pazienza se, alla fine, non avremo successo.
mercoledì 20 ottobre 2010
PERCORSI OBBLIGATI ATTRAVERSO IL TEMPO di Michele Giunta
lunedì 30 agosto 2010
Così finisce la mia prima Odissea...
Con sana invidia - e con tanti complimenti -ancora!!!
martedì 24 agosto 2010
Gli editori a pagamento non esistono
La disinformazione è tornata a colpire. Troppo bello per essere vero, pensavo fosse andata in vacanza. A diffonderla è Argeta Brozi, autrice pubblicata dal Gruppo Albatros. Argeta se ne esce dicendo "C'è chi chiede l'acquisto di copie (giusto per non andare in bancarotta, visto che si è esordienti, non si è famosi e soprattutto non ci sono tanti lettori in giro)". Come detto prima, Argeta è pubblicata dal Gruppo Albatros, che fino a qualche settimana fa abbiamo visto con lunghi spot su Canale 5. Dunque, i soldi per andare su Canale 5, più e più volte al giorno li ha; per pubblicare gli esordienti no.
Un ragionamento che non fa una grinza.
Fa inorridire il fatto che si dica che il compito dell'autore è comprare le copie del proprio libro e rivenderle. Sono stupidaggini: il compito dell'autore è scrivere e collaborare con l'editore, non diventare un venditore porta a porta per contratto.Editori come Casini - gratuito - che realizzano siti web dedicati ai propri libri, li pubblicizzano con brochure e quant'altro cosa sono, alieni? Ce ne sono tanti come Casini. Il lavoro che ha fatto con la saga di Amon (di Paola Boni, scrittrice emergente) lo ha fatto con tanti altri libri. Sono lavori che i piccoli e medi editori NON a pagamento fanno quotidianamente. Pubblicizzano, promuovono, fanno di tutto per portarli in libreria; e sapete perché? Perché sono i loro soldi quelli che rischiano, e dunque devono necessariamente rientrare nelle spese. Però, ciononostante, lo fanno, rischiando - loro sì - di andare in bancarotta. Pensate siano pochi? Ebbene, avete preso una grossa cantonata.
L'editore a pagamento - di norma - non fa altro che prendere il vostro libro e stamparlo. Fine. Non lo legge nemmeno. E ne ho le prove, che vi fornirò tra un paio di mesi, entro fine anno al massimo.L'altro giorno, a Forum, c'è stata una ragazza che ha portato lì il suo datore di lavoro perché questo voleva pagarla per il 30% in denaro e col 70% di merci prodotte dalla propria azienda. Indovinate qual è stata la sentenza? Il giudice ha detto che non è concepibile che un dipendente si assuma il rischio d'impresa della propria azienda, andando a vendere al posto dell'azienda stessa le merci prodotte.Vedete qualche analogia?
Linda Rando
Amministratrice di Writer's Dream
lunedì 14 giugno 2010
Cominciamo dall'incipit

Ciononostante è ancora più complicato - secondo il mio modesto parere - tenere alta l'attenzione a seguito di un buon e studiato inizio. Mi è capitato spesso di incontrare un buon incipit, ma un noiosissimo continuo e ciò è anche il mio peggiore e personale incubo. Studiare, riscrivere, correggere le prime dieci o venti pagine è abbastanza "facile" anche perché ogni manoscritto parte solitamente da un'idea che vogliamo a tutti i costi esporre - o tracciare - nelle prime battute, mentre il corpo del romanzo è ben più difficile da portare avanti. Ci si perde, ci si dimentica i tratti originali dei personaggi, si fanno troppe derivazioni, o troppe poche - in una parola ci si perde in prima persona. Figuriamoci cosa può accadere poi al lettore che la storia non la conosce a priori ed i cui "spezzoni", che a noi autori paiono piccoli mosaici all'interno di una grande opera, per detto lettore invece sono solo, appunto, spezzoni di pietruzze colorate e pateticamente slegate dall'insieme.
Cominciamo allora dall'incipit, questo grande e sconosciuto portale, a volte riccamente adornato ed a guardia di una stanza desolatamente vuota e priva di personalità.
La luce si spezzettava in mille colori, mescolandosi alle gocce d’acqua della fontanella. L’ombra delle nuvole ne attenuava leggermente l’intensità, che subito ridiveniva splendente non appena il vento le spingeva via.
Chiara continuava a sognare, mentre i capelli le ombreggiavano dolcemente le guance. I suoi occhi verdi erano fissi in un punto lontano, oltre l’orizzonte. Aveva le mani calde, nonostante fosse marzo e l’aria fosse ancora fredda.
Le grida dei merli che si corteggiavano riempiva lo spazio del giardino, ma sebbene il piccolo cortile fosse delimitato da alte case grigie, per Chiara era come se non ci fossero confini attorno a lei.“L’ora d’aria è terminata!” disse la voce aspra della secondina “Tutte dentro!”
Meccanicamente, Chiara seguì le compagne, sempre con lo sguardo oltre il cielo. Lì, oltre le nuvole, oltre la Terra stessa, c’erano gli occhi scuri del suo bambino. Occhi fissi e sorpresi, eppure sempre pieni d’amore per lei.
Per quegli occhi, il tempo non c’era.
(da "Giochi d'acqua" - racconto breve)Naturalmente molta differenza passa tra un racconto breve ed un romanzo, poiché nel primo la tensione di una vicenda può essere mantenuta ai massimi livelli senza appesantire tutto il libro. Ciononostante, cosa vi aspettereste dopo un tale incipit?
lunedì 17 maggio 2010
LO SPLENDORE DELLA LUCE INTERFASICA
“Nell’Altrodove, così come nel Verodove, la massa e l’energia sono lati del medesimo foglio ed al diminuire dell’una corrisponde l’aumento dell’altra e viceversa.
In ogni universo parallelo, la costante letargica della massa oscura è il componente essenziale della Teoria della luce interfasica. L’universo è composto quasi del 30% di materia oscura e del 65% di energia oscura – o “mancante” e perciò invisibile – ma individuabile in quanto segue le medesime leggi fisiche della materia visibile e, quindi, possiede le stesse caratteristiche di interazione con i corpi celesti.
La luce interfasica che – come ormai assodato – mantiene il suo stato fluido nel cosidetto limbo – ovvero in quella regione anomala dello spazio tra Verodove ed Altrodove – interagisce con la materia oscura in maniera peculiare. Essa la attraversa modificando la sua struttura temporale e creando così i presupposti dell’Anomalia temporale stessa. Tale alterazione è un fattore destabilizzante per il mondo del Verodove.
In questa collocazione va individuata la componente empatica dell’Altrodove.”
tratto da “L’ULTIMO ANTICO" – Ritorno ad Altrodove parte III”
giovedì 29 aprile 2010
La variabile del tempo
Come già accennato, nei miei sproloqui sui mondi dell’Altrodove, una delle caratteristiche che lo compongono è il diverso scorrere del tempo. Anzi, l’inutilità stessa del tempo, poiché esso non è un elemento in divenire.La mancanza dell’elemento tempo crea un vuoto assoluto che è principalmente silenzio.
“…l'Universo Primo è la Madre e gli Universi paralleli i suoi Figli ed essi sono intersecati gli uni con gli altri in un labirinto dove il tempo viene incanalato in variabili sempre diverse - con leggi fisiche anche in contrapposizione, ma rigorose e certe - allora possiamo comprendere come tutti questi mondi, enormemente distanti, sia come esseri senzienti che come livelli di esistenza, siano in realtà parte essenziale di un tutto in continua evoluzione.”
(da “Il terzo ramo della Galassia”)
Ovviamente, il primo elemento di un racconto o di un romanzo ambientato in una dimensione fantascientifica è rendere un ambiente credibile dove inserire una storia. Anche chi non possiede molte nozioni su astrofisica ed astronomia – ed io sono una di queste! – pure è ovvio che l’elemento più difficile da collocare è proprio il Tempo. Con la “T” maiuscola perché è proprio quello delle formule fisiche.
I miei tentativi, devo dire la verità, mi soddisfano almeno dal punto di vista teorico. Nell’Altrodove, il Tempo non è una variabile e questo perché l’Altrodove stesso è in antitesi con il Verodove, che è l’altro lato della medaglia degli universi fenomenici. Detto questo, appare conseguente il fatto che le leggi fisiche che regolano un mondo sono diverse – badate: diverse, non contrapposte! – da quelle che vigono nei Mondi dell’Altrodove. Così entra in gioco l’interfase, ovvero il piegarsi dello spazio-tempo che permette il crearsi di un’Anomalia Temporale. Naturalmente le Anomalie Temporali, nei miei racconti sull’Altrodove, possono essere fenomeni naturali. Essi assorbono quantità indicibili di energia e nell’evoluzione dell’universo essi attingono vita attraverso l’energia di stelle morenti o di buchi neri super-massicci, la cui materia viene tramutata in energia proprio attraverso lo scorrere dell’Altrodove nel Verodove. Ma le Anomalie Temporali possono venir create anche artificialmente, con l’utilizzo controllato di materia ed anti-materia. I motori interfasici che creano il vortice attraverso cui le astronavi raggiungono velocità super-luminali, si alimentano proprio di anti-materia. Certo, direte voi, è un argomento stra-utilizzato nei romanzi di fantascienza, ma è certo un metodo che funziona sempre!
Il Tempo, nei vortici interfasici, mantiene le sue caratteristiche di variabile, ma assorbe anche l’influenza dell’Altrodove, non rallentando, ma cambiando. Esso, assieme alla luce – non più insieme di radiazioni, ma elemento fluido composto da particelle – influisce sulla materia, preservandola dalle alterazioni e rendendola essa stessa parte dell’Anomalia.
Ed è proprio lo svolgersi di queste mie teorie che sono il centro del mio terzo romanzo sull’Altrodove e che, attualmente, consta già del suo primo capitolo. Il Titolo? Certamente qualcosa che contenga la parola “Tempo”, il vero protagonista dei Mondi dell’Altrodove…
domenica 28 marzo 2010
Sogni di mezza estate… il sabba.
La scopa è magica: vola all'indietro, avanti e perfino di lato! Ho dovuto faticare parecchio per capire il suo linguaggio e per piegarla ai miei voleri. E' piuttosto suscettibile ed ombrosa. Ha un profumo misto di incenso e d'erba secca. E' di faggina gialla, grossa e robusta ed il suo manico scuro è percorso fino al manico da splendide venature rosse: ancora non so di che legno è fatta, davvero non lo capisco. Forse è un insieme di essenze diverse... forse è nata dal sogno di qualche strega antica…
Introduzione ad un breve racconto di ultima fattura. Ecco di seguito la
PARTE PRIMA. - Il giorno che Ella scoprì l’altra faccia della luna.
Il rumore era davvero assordante ed il trattore non faceva altro che sbuffare grottescamente. Ella raccolse veloce le uova che le galline avevano deposto durante la notte e riempì il paniere delicatamente, coprendolo poi con il fazzoletto rosso che usava per ripararsi dal sole quando lavorava nei campi. Chiuse gli occhi per un momento, sospirando. Certo era troppo presto per sapere, eppure qualcosa dentro di lei le stava dicendo che l’incantesimo era riuscito. Era stata attenta, aveva seguito scrupolosamente le indicazioni della Strega. Aveva bevuto il latte caldo con l’anice e la noce moscata durante il plenilunio ed aveva spruzzato la zuppa di manzo con il sangue di una gallina misto ad aceto di mele e lo aveva dato da mangiare alle sette precise al gatto nero della Strega. Si era assicurata che la leccasse per bene, la zuppa e, benché ne fosse avanzata più della metà, aveva risolto il tutto finendola lei stessa, tanto non sarebbe cambiato di molto. Mentre la mangiava, strizzando gli occhi per non sentirne il sapore, sentiva su di sé gli occhi del gatto, di differenti colori: uno era giallo come l’oro, brillante e pauroso come il fuoco e l’altro era verde e freddo, morto come la giada.
“Allora, ti sbrighi? Hai finito con quelle uova?” La voce sgarbata della vecchia la fece sobbalzare.
“Si, ho finito!” rispose Ella, uscendo di corsa dall’aia e raggiungendolo sulla porta di casa.
“Quante uova sono?” chiese questa, come se davvero gliene importasse qualcosa.
“Tredici” disse Ella “tutte bianche!”
La vecchia scoprì il paniere.
“Sono opera del diavolo!” mormorò sibilando e le strappò il cesto dalle mani scaraventandolo per terra con un gesto rabbioso. La guardò torva, quasi fosse colpa sua se le uova avevano avuto quel colore.
“Adesso cosa venderemo al mercato?” le disse la vecchia, cattiva. Sputò per terra e subito coprì la saliva con la polvere, grattandola con la punta della scarpa, quasi se ne fosse pentita. Ella rimase a bocca aperta ad osservare le uova rotte sotto il sole. Il bianco s’era allargato a formare una immensa goccia ed il tuorlo spiccava brillando sotto il sole. Già alcune mosche si stavano posando frenetiche sulle uova.
“Chiudi quella bocca e va a controllare il pane! E vedi di non tirarlo fuori dal forno troppo presto: l’ultima volta sapeva troppo di farina!”
Si ficcò le mani nella grande tasca del grembiule e si allontanò zoppicando. Ella piegò la testa di lato. La Strega le aveva predetto la sfuriata della vecchia a causa di tredici gocce d’acqua, le aveva detto e questo sarebbe stato il primo segno.
“Avrò il mio Incantesimo” pensò Ella “ed allora tutto sarà diverso!”
…continua.
mercoledì 17 febbraio 2010
Premio Odissea II edizione
Non ci crederete mai - e nemmeno io in un primo momento - eppure è proprio così! Sono una dei sette finalisti del Premio Odissea indetto dalla DELOS BOOKS!!!
Questo è il link relativo e non lo commenterò, perché non sarebbe giusto, visto che è ancora presto, ma già essere una di quella lista è una bella soddisfazione!!
Quando avremo i risultati - e non credo sarà fra molto - vi farò sapare come sarà andata...
sabato 6 febbraio 2010
da pensieri rapidi e silenziosi
in un mare di acqua nera
e cheta.
Mi sovrastano miriadi di stelle come polvere
e tante nuvole bianche
che macchiano il cielo…
… e poi ancora silenzio
e veloci pensieri come vento…
Le pareti di questa stanza
incombono come fossero di fuoco,
come se i muri mi parlassero
come se le pietre mi irridessero
e la mia mente si stacca dal cuore,
vaga al di sopra di me stessa
e si disperde…
…e i pensieri si sommano,
le immagini sbiadiscono
e io non ricordo più
perché piangevo.
Non ho più memoria.
(tratto da “L’ultimo antico” – Ritorno ad Altrodove, Volume 3 – in fieri)
Inizia così l'avventura di Anja su Thiera, piccolo pianeta viventedel sistema binario di Chalenda e Proxima Chalenda. Il suo destino si incrocerà con l'Ultimo Antico, incorporeo figlio dell'Altrodove e si ritroverà a dover scegliere tra la sua origine umana e la sua essenza di eterea, tra l'amore per Stephan ed il travolgente legame che la lega indissolubilmente ad Ailija, a cui deve la vita.
Che ne dite? A breve vi tedierò con sinossi e alcuni brani del primo capitolo!
giovedì 14 gennaio 2010
Lo splendore della luce interfasica.

Un elemento che si trasforma, nell’oltrepassare i confini del Verodove, è la luce, che, nei mondi dell’Altrodove, acquista la consistenza dell’acqua.
Le “cose della natura” sono estremamente affascinanti e devo davvero dire che, purtroppo, molte volte di fronte alle sue leggi ed ai suoi sistemi, io, piccola donna, devo arrendermi. Così ho postulato senza mezze misure e queste che seguono sono le leggi della fisica dell’Altrodove:
- L’Altrodove non è uno spazio parallelo, od uno spazio-figlio, ma il non-spazio assoluto. In esso l’immutabilità è dettata dalla mancanza della variabile tempo. Tale assenza influisce sulla materia dell’Altrodove rendendolo un mondo infuocato ed arido. E poiché non ci può essere vita in assenza di tempo, l’Altrodove è un universo inospitale e sterile.
- Le leggi che regolano la materia, mentre sono le medesime negli spazi relativi che compongono il Verodove, risultano invece diverse nell’Altrodove. Non opposte, ma semplicemente differenti.
- Essendo l’Altrodove privo di tempo, ecco che la luce possiede la capacità di aumentare la sua velocità all’infinito, essendo la stessa massa che compone l’Altrodove infinita o, meglio, al di là dell’infinito paragonandosi più propriamente ad una non-massa. La luce perde anche le sue caratteristiche di radiazione, assumendo uno stato liquido, più o meno denso a seconda della velocità raggiunta. La famosissima formula E = mc² (dove E = energia, espressa in Joule, m = massa, espressa in kg e c = velocità della luce, espressa in m/s) vale nel Verodove così come nell’Altrodove, solo che c è espressa semplicemente in m.
- Nell’Altrodove, così come nel Verodove, la massa e l’energia sono lati del medesimo foglio ed al diminuire dell’una corrisponde l’aumento dell’altra e viceversa.
- Il fenomeno della luce interfasica (e cioè di c espressa in m) diviene con la completa e immediata conversione della materia in energia.
Se l’antimateria esista in natura o meno, a me, ovviamente non importa, in quanto il mio ambiente è rigorosamente inventato!
Poi – ma non come ultimo – a me cara è la legge della conservazione della massa: nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Forse perché mio padre mi recitava questa filastrocca fin da quando ero una bambina. Ovviamente il concetto che la materia e l’energia siano inscindibilmente legate è qualcosa che io ho sempre percepito come abbinabile anche a quella parte di noi che è invisibile ed impalpabile dai nostri sensi e che forse – perché no? – più facilmente scopribile con l’introduzione della materia oscura in tali livelli.
- L’Altrodove fu generatore di una razza, detta degli Antichi, la cui materia era oscura nel Verodove, incapace di coesistervi a lungo, ma influenzabile tanto da non poter poi ritornare all’Altrodove.
- Ogni valore rimane inalterato, capace comunque di alterare invece ciò che si trova al di fuori dell’Altrodove stesso.